Patologie di democrazie

Quando ti autoproclami voce del popolo e detentore del giusto, il corretto, il meglio, stai cadendo in quella patologia. Quando tutti gli altri sono malvagi, corrotti, collusi, il male, non sanno, non possono, non fanno il bene del popolo, ma tu sì, stai scivolando in quella patologia. Quando urli per farti sentire e giochi con le emozioni altrui, ti attacchi agli istinti, la rabbia, gli sfoghi, senza mai costruire con ragione e logica, stai diffondendo quella patologia. E siccome tu sei il detentore della verità del popolo, tu solo sai proteggere il popolo puro e immacolato, contro gli altri, l'élite insanguinata di potere, non ci può essere opposizione, non ci può essere dialogo, perché gli altri sono peggiori per ipotesi iniziale, perché sono, appunto, gli altri, e quindi impuri.
Quando la demagogia diventa la spina dorsale di discorsi e slogan e non puoi dire la verità se impopolare, non puoi prendere decisioni su temi importanti perché rischieresti di uscire da quel piccolissimo cerchio di purezza semplificata, quell'equilibrio sottile che devi portare avanti tra incoerenze e smentite, perché il popolo rimanga contento, perché il consenso continui a crescere, stai espandendo quella patologia. E siccome sei il detentore della verità del popolo, una volta al potere non potrai che far bene, e chiunque provi a dire il contrario o a far opposizione sarà quindi contro il popolo, non vorrà il bene del popolo. Che sia opposizione politica, stampa locale, stampa estera o addirittura magistratura, loro non sanno, non possono, non vogliono, loro non sono il popolo.

Il populismo, questa crescente patologia della democrazia, è tutto questo, da prima che esistesse la Lega, da prima che esistesse il MoVimento. Lo è per definizione, basta aprire un dizionario, un libro di storia, un motore di ricerca. Se tutti i suoi tratti si ritrovano nella strategia, nella comunicazione, nelle fondamenta di certi partiti, è perché son partiti populisti. Semplicemente. Di buono hanno solo il saper incanalare certi umori della società e renderli visibili a tutti. La presunta élite dovrebbe quindi prenderne atto e reagire, in qualche modo. Il resto, del populismo, è tutto fuorché buono, è l'anticamera del regime autoritario, è la via più breve alla dittatura, che certo non si ripeterà nelle nostre democrazie moderne, ma non dovrebbe essere questa la consolazione. Nobilitare in qualche modo il populismo vuol dire quindi accettare un regresso nel dibattito, nei modi, nei contenuti, vuol dire continuare a polarizzare la scena politica e sociale, tra puri e impuri, emozioni e logica, popolo e casta. Ignorarlo o semplicemente disprezzarlo non funziona, è sbagliato, soprattutto per la presunta élite, perché populista non è solo un aggettivo, una risposta, la chiusura ad un dibattito; è una minaccia, un avvertimento, e va letto, analizzato, per capire certi umori, per arginarlo, per tornare al progresso. Ecco, cara élite impura e malvagia, nazionale ed europea, fallo questo sforzo, quest'autocritica, quest'analisi di umori e polarizzazione. Reagisci. E salvaci.

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