Bruxelles singhiozzando

E intanto continua ad evolvere a singhiozzi il tuo panorama urbano, Bruxelles, dopo quasi due anni di militari non sempre sorridenti in giro, con le loro armi da guerra tenute per scoraggiare un nemico spesso più che invisibile, a ricordarci una paura sottile a cui tristemente s'era fatta l'abitudine, lentamente, ogni giorno, dalla mattina tra gli sguardi assonnati delle metro fino alla ronda nella piazza serale affollata. Rimangono affollate le tue terrazze nonostante il freddo, la pioggia, tra i mille cantieri sempre aperti che deformano, trasformano, ritardano, mentre un sorso di birra innalza l'umore e troppi, ma troppi, poi singhiozzando l'abbassanno. Han deciso così d'abbassare il livello d'allerta e all'improvviso c'è chi li rivuole indietro, i militari giovanissimi a seminare i loro sguardi scrutatori, come se per assurdo adesso non se ne potesse far a meno, integrati in fretta nel paesaggio metropolitano già complesso e adottati con il tempo dai paurosi del nuovo attacco imminente. Non ci mancheranno. Ci mancherà il sole in quest'inverno tra i più grigi di sempre, mentre nuove creature urbane s'intravedono a ritmo di pedalate su e giù per le tue strade bagnate, son i ragazzi di Deliveroo, che tra uno sciopero e una consegna son oramai parte anche loro dei colori giornalieri brussellesi. Di Bruxelles ci raccontano nuove statistiche colorate, una città che non è una città, è in effetti una bellissima insalata, se in appena un milione di abitanti si mescolano 180 nazionalità diverse, dicono, sulle 197 che le Nazioni Unite riconoscono, e non son poche. Un grande villaggio globale. E se qualcuno si potrebbe spaventare per l'enorme numero di Mohamed, il nome più comune a Bruxelles tra i nuovi nati del 2017, ma era già così nel lontano 2009, ecco che il nome più comune per le neonate è Maria, seguito da Marie: la bilancia inattesa tra presunta dominazione araba e contrappeso simbolico occidentale, forse perché la seconda comunità di stranieri più grande qui è diventata quella rumena, o forse perché un nome è il manifesto, il simbolo delle origini per alcuni, e un suono, una diversità per altri. Anche noi, nel nostro piccolo, abbiam contribuito a questa diversità, da due mesi appena ne abbiamo aggiunto un altro in famiglia, un altro ingrediente mediterraneo in quest'insalata di accenti, feste, sfide ed emozioni.

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